Quella mucca dei Pink Floyd

Ha compiuto ieri, 2 ottobre, ben 45 anni il disco “Atom Heart Mother” dei Pink Floyd.

Di questo album se ne potrebbero dire tantissime, iniziando anche solo dalla cover ideata dal geniale Storm Torgheson, lui, che nella sua vita ha sempre messo in gioco e provocato tutto, in quegli anni, diceva lui, esistevano solo copertine “stupide” con il nome del gruppo, dell’album e una foto che molte volte era della band: con Atom Hear Mother è stato stravolto tutto, niente nomi e riferimenti nemmeno al titolo (che non era scritto), il risultato? Non capendo appena entravi in un negozio di dischi e vedevi la mucca sapevi subito che album era.

Uno dei dischi del gruppo a mio avviso sottovalutato e screditato ed allo stesso tempo uno dei migliori.

5 canzoni, 2 di queste pensate da tutti i membri del gruppo e le altre tre rispettivamente di Roger Waters, David Gilmour e Richard Wright solisti, un disco completo nonostante le apparenze, con una sperimentazioni adulta, consapevole e totale ma che non lo rende casalingo.

Il disco che fece provare ed inventare la sterofonia.

Il disco con la prima suite da più di 20 minuti, con l’orchestra.

Il disco casalingo nel vero senso della parola, con la canzone di Alan che fa colazione: una suite di rumori quotidiani che diventano musica.

Insomma, sono passati 45 anni e sicuramente fra altri 45, qualcuno entrerà in un negozio di dischi, anzi, in un music store multimediale ma in qualunque modo veda quella mucca saprà subito che è la mucca dei Pink Floyd.

Davide Franchini