Specchi. Caoslandia | Dario Fabbri a Pordenonelegge 2016



16 settembre 2016

Dario Fabbri, giornalista, analista internazionale esperto di America e Medio Oriente ha incontrato stamattina, 16 settembre, il pubblico di Pordenonelegge, con un occhio di riguardo ai ragazzi delle scuole superiori cittadine. Tentare di spiegare cosa sta succedendo nel mondo in un’ora non è facile, anzi impossibile, ma Fabbri una bozza complessa e ben esposta la riesce a disegnare.

Il mondo sta vivendo un declino sotto i diversi profili, non di meno quelli sociali ed economici.

Il fenomeno del terrorismo è il tema più scottante sullo scenario internazionale e capirlo non è così facile, anche a causa dello strumentalismo dei media, più orientati ad obiettivi di sensazionalismo che all’informazione. Di apparente matrice islamica, il terrorismo viene presentato dai mezzi di comunicazione, e di riflesso dal comune sentire, come il mostro da debellare. Diciamocelo, “il caos è tale quando riguarda noi stessi”, e il terrorismo ci riguarda da vicino, le vittime non hanno nome né colpa, gli attentati sono imprevedibili e portano tragedie umani, feriti e morti ovunque, potrebbe essere uno di noi. Nulla come la paura ha una potenza così disarmante da riuscire a penetrare nelle vite reali della gente comune, un passante ignaro che cammina su un marciapiede, dei ragazzi che assistono ad un concerto, un passeggero qualunque che aspetta la metro o l’aereo accanto alla sua valigia, tutti immersi nelle loro abitudini, negli impegni quotidiani, inconsapevoli che magari proprio loro, proprio in quel momento si stanno dirigendo verso l’inferno che qualcuno ha pensato per sconvolgere intere nazioni. Il terrorismo questo fa: intimorisce, punisce, tenta di confondere, di creare i presupposti per il passo falso.

Fino a qualche anno fa il protagonista geo-politico, gli Stati Uniti d’America, unica superpotenza superstite, inseguendo i suoi ritorni economici, si vestiva da “poliziotto globale”: interveniva, almeno nell’immaginario visibile, a sedare i conflitti. Oggi ha meno risorse finanziarie e anche meno volontà. Hanno fanno un passo indietro, lasciato il fenomeno a se stesso. “Il terrorismo in Europa è un come un brand, agisce come una multinazionale, si muove con la logica del franchising, si aprono cellule che poi diventano autonome. Lo Stato Islamico a dispetto del nome non ha nulla a che fare con la religione, è spinto dal senso di non appartenenza. Privi di modelli a cui fare riferimento”, continua ingabbiati nel nichilismo culturale, disintegrati, i militanti si sentono esclusi, alieni, cercano nel terrorismo, nel suo approccio apocalittico il loro modo di affermarsi, affascinati dall’ideologia”. Il terrorismo locale è un’altra storia, lì diventano eroi.



Pordenonelegge 2016 - Davide Franchini MULTIMEDIA
Pordenonelegge 2016 – Davide Franchini MULTIMEDIA

Lo Stato Islamico al suo interno è animato da un’omologazione etcnico-costituzionale, retto su fondamenta tribali, dove la fedeltà alle tribù, ai clan, a queste enormi famiglie intrecciate tra loro, è molto più forte di quella allo Stato. Sono legittimate, c’è solidarietà tra loro.”

Il Medio Oriente è la macro area più difficile da controllare. Mentre ci sono nazioni fisiologicamente tali, che per loro propria costituzione si affermano e costituiscono da sé, accomunate e unite da lingua, religione, cultura, all’interno del mondo medio-orientale convivono etnie che non si riconoscono unitarie, anzi spesso si odiano. Si aggrovigliano tra loro minoranze e maggioranze musulmane, popolazioni arabe, minoranze curde, ed infine ci sono i cristiani, percepiti come rappresentati del mondo occidentale.

Il malcontento ha portato alla rivolta siriana che ha avuto inizio del 2011, “una rivolta spontanea contro il regime di Assad, esponente di una minoranza”. “La Siria è una nazione artificiale”, spiega Fabbri, “non esisterebbe se alla fine della prima guerra mondiale non fosse stata creata dai residui dell’impero ottomano, tracciando confini immaginari, disegno del capriccio che ha avuto la pretesta di trasformare una provincia imperiale in uno Stato-Nazione”. Senza un’omogeneità, un sentimento comune, un’appartenenza. Le condizioni di esistenza hanno reso da sempre difficile la tenuta, fino alcuni anni si è avvalsa di regimi dittatoriali. La nostra percezione occidentale è una conquista verso la democrazia, ma il fraintendimento è dietro l’angolo. Quando sentite il termine “moderato””, Fabbri specifica, “non è un’eccezione traducibile con “democrazia”, non c’entra nulla con la democrazia, si intende “disposto ad accomodare gli interessi occidentali””.

La democrazia non è uno stato naturale. Anche l’Europa ne è arrivata non per elevazione civile, filosofica o spirituale, ma attraverso la violenza.” Quella stessa Europa accatastata da nazioni con la propria singola identità, divenuta un’enorme area di libero scambio senza un’anima e che oggi sta conoscendo lo stato di difficoltà della globalizzazione. “Non è un fenomeno nuovo, né inedito o straordinario, l’uomo ne ha attraversate tante, sottolinea, “la Pax romana lo è stata, globalizzazione è la capacità di imporre al resto del pianeta il proprio modello, il proprio modo di vivere e tramutarlo in commercio”. “Quando declina, porta tendenzialmente al suo opposto, attualmente stiamo transitando verso il protezionismo”.

Un protezionismo che si riverbera anche nello scetticismo, spesso nel razzismo, nei confronti degli immigrati. “L’immigrazione è un fatto storico, da sempre l’uomo cerca condizioni di vita migliori. L’Africa, sempre rimasta ai margini, di recente ha avuto una significativa crescita economica. Questo non porterà alla diminuzione della migrazione, è un processo inarrestabile, non è un’emergenza, non è una crisi, è un problema strutturale legato alla sovrappopolazione, il migrante si sposta quando sta meglio, i viaggi costano, spesso investono tutti i loro risparmi per arrivare qui.”. La conclusione porta con sé tante domande, e un dato di fatto“Siamo nella linea di faglia tra il caos e il mondo ordinato”.

Che cosa ci riserverà il futuro, immediato e remoto, ancora esattamente non lo sappiamo.

SP