Dimmi come Comunichi e ti dirò chi sei – Ilvo Diamanti e Marino Niola

Ilvo Diamanti e Marino Niola sono stati ospiti ironici, come chi è abituato a intrattenere un pubblico soprattutto giovani. I ragazzi delle scuole superiori sono molti in sala, e tra i primi pensieri di Diamanti uno è rivolto a loro: “Non scrivete come me, ho uno stile particolare. Frantumo la mia prosa con una punteggiatura che secondo alcuni è assolutamente casuale, il mio testo lo potete affidare a un rapper. Ho una collezione di messaggi, mi chiedono chi fosse il mio professore di italiano. In realtà avevo ottimi professori, ho fatto il classico e allora non scrivevo come scrivo sui giornali”.

Si prosegue tra una risata e l’altra, qualche aneddoto, si inseriscono riflessioni più intense, si arriva a parlare di muri e confini. Che c’entrano? E’ che “senza muri non esistiamo noi, l’identità è questione di confini. Posso dialogare con gli altri se so chi sono io”.

Pordenonelegge 2016 - www.davidefranchini.it - Davide Franchini MULTIMEDIA
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Il discorso traghetta verso le manie del presente, i vizi che ci incatenano. “Il punto supremo di giuntura oggi è il cibo. Convergono nel cibo l’estetica, la salute, ma anche la costellazione di senso che ci ruota intorno.

Prende la palla al balzo, Marino Niola, supporta l’amico e collega “Prevale la “cibomania”. Il cibo è un’ossessione. A qualsiasi ora del giorno e della notte accendete la tv e c’è qualcuno tra le pentole. E poi c’è una sorta di “ortolessia”, la “sindrome del cibo corretto”. Tolgo il burro perché fa male, poi lo zucchero, l’olio di palma. Finisce che la persona si isola nella “cittadella immunitaria”.

Dio è morto”, dice “al suo posto c’è il bio”. La profonda trasformazione che ha subito il Paese è sotto gli occhi di tutti. “Si è lasciato ormai alle spalle la miseria e le ristrettezze, e stiamo parlando di 50 anni fa, sul piano storico un battito di ciglia. I nostri nonni volevano tanto cibo, cercavano la quantità extra nelle confezioni. Guardate una pubblicità dell’epoca della Barilla: la buona mamma comprava la pastina glutinata al bimbo”, poi una battuta riporta il guizzo della risata “oggi finirebbe in tribunale!”. Completa il ragionamento, NiolaViviamo la sottrazione alimentare, noi vogliamo sapere cosa non c’è dentro i piatti. Nell’appetito apparentemente compulsivo dei nonni, nel mito delle grandi abbuffate la cosa certa è che c’era fame di vita. La nostra invece è paura”.

Siamo la somma di identità”, si allaccia Damianti “Le domande “chi sono io?”, “in base a cosa mi definisco?”, “quanto conta il lungo di nascita e provenienza?” sono attualissime. Tutte le basi su cui si basa l’appartenenza stanno scemando. Fino ai primi anni ‘90, 9 cittadini su 10 votavano lo stesso partito, le scelte si dividevano tra i fronti opposti del fascismo e del comunismo, si era democristiani in quanto “anti comunisti”. Ho mappato tutto dal ‘46 a oggi.. consumi, economia, orientamento, politici, frequenze alle messe. Stiamo perdendo identità e appartenenza. I partiti non sono più un punto di riferimento, d’altronde spariscono subito, cambiano nome. La religione è debole. Ci si muove sempre di più, si viaggia. Il calcio, anche se è in declino come passione, coinvolge metà Italia, il 50% degli italiani si dichiara tifoso. Tra loro, 8 su 10 lo sono “caldamente”. Viene da pensare: non ho mai conosciuto nessuno che cambia squadra. Partito in molti”.

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“E’ una vera e propria mutazione antropologica”, lo segue Niola “Le appartenenze sono evanescenti”. Ritorna il tema precedente, forse perché la povertà di argomenti sociale oggi costringe a muoversi sempre sugli stessi binari. “In tutto questo il cibo riempi spazi pubblicitari, etici. La sostenibilità, la condivisione. E’ strano che la grande cultura si sia accorta solo adesso, fino a qualche anno fa chi si occupava di cibo veniva guardato con sufficienza”. “L’etica diventa sempre più dietetica, la cura di sé imperativo morale, la magrezza una sorta di “ascesa mondana”. Ognuno deve mantenere il corpo”. Però pensateci “tutte le grandi manie di oggi sono manie di rinuncia. Magri, leggeri, scattanti, frugali: è questo l’imperativo. Guardate in erboristeria quanti prodotti drenanti, è appannaggio della cultura. I confini sono tra politica, alimentazione, etica e dietetica”.

“Nella vita quello che conta sono le cose futili”, interviene Diamanti “la società è costruita sul dato per scontato, ciò che non si mette in discussione. E il cibo oggi è indiscutibile. L’università più costosa d’Italia è quella di Scienze Gastronomiche”. “C’è il fashion anche che cibo”, conclude Niola “il food design”. “La gente fa la foto del cibo al ristorante, poi la si posta”.

E’ che “in tutte le grandi trasformazioni vediamo la riva che abbiamo lasciato con nostalgia, la rimpiangiamo, mentre ancora non vediamo quella di approdo, nebuolosa.” L’incontro finisce con una metafora di curiosità e speranza “Stiamo facendo prove generali di umanità, sperimentiamo nuove ricette per il futuro”.

S.P.