Oblio nell’era dei social network: Giovanni Ziccardi



L’intervento con Ziccardi, giurista e scrittore, appassionato di criminalità informatica, hacking, diritti di libertà informatica, affronta un quesito di riflesso e come conseguenza alla altissima diffusione dei social network. Cosa ne sarà dei nostri dati con la morte degli utenti? Dopo un ventennio dal loro ingresso nella società, ci si inizia a porre dei quesiti nel rapporto tra la morte e il digitale.



Siamo abituati a tenere la morte dalle nostre vite. I cimiteri sorgono nelle periferie delle città, la vita ricomincia in fretta dopo la scomparsa di un caro. Con i social network questo non è più possibile, la morte è in tasca. Molti hanno tra gli amici profili di cari scomparsi, o seguono gruppi commemorativi, la morte assume i connotati della “popolarizzazione”. Molti malati terminali raccontano il proprio dolore sui social, il 50% delle agenzie funebri del Regno Unito offrono il servizio dei funerali in streaming. Muoriamo fisicamente, ma non muoiono i nostri dati”.

Si apre dunque la tematica dell’immortalità. Apparteneva alla fantascienza, prima. Adesso sta forse traghettando virtualmente in realtà. Racconta di Roman, Ziccardi, un giovane russo che ha perso la vita in un incidente stradale. La sua migliore amica, che si occupa di intelligenza artificiale, cioè della “capacità dei computer di elaborare intelligentemente dati immessi dall’uomo e restituire risposte”, ha voluto creare un app per “riprodurre virtualmente” l’amico scomparso.



Qui sorge il grande problema della confusione, dell’inganno”, avverte Ziccardi. “Se la psicologia afferma che l’elaborazione del lutto inizia nel momento in cui si torna a casa dopo la tumulazione del defunto nel loculo, quando avviene il distacco fisico, questo può rappresentare un gap”. “Roman infatti”, prosegue, “era riprodotto fedelmente dalla app, tanto che amici e familiari entravano in chat con una copia di lui, che commetteva gli stessi errori linguistici e aveva gli stessi gusti del vivo”.

L’altro problema da porsi è il diritto all’oblio, ovvero che una parte della nostra vita sia dimenticata. L’idea che la nostra memoria si fermasse era considerata fisiologica, insita nella natura dell’uomo per farlo stare bene. Oggi non è più possibile, sul web resta sempre traccia di noi. La memoria corta è morta.

SP