Abbiamo bisogno di genitori autorevoli: Matteo Lancini



Aiutare gli adolescenti a diventare adulti” 

Sulla scia dell’ampio ventaglio di proposte di Pordenonelegge intorno ai temi di attualità si è inserito l’incontro con Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta. Il titolo, a primo colpo d’occhio apparentemente anacronistico, richiama all’autorevolezza. Precisa scherzandoci su, Lancini, “non è mia intenzione provare nostalgia per la severità, forse eccessiva, degli anni in cui ero ragazzo io”, però forse il quadro attuale non è ancora la via più efficace per crescere i futuri adulti di domani responsabili e felici.

“Negli ultimi anni abbiamo assistito all’evolversi della famiglia, oggi affettiva. Forse perché c’è internet. O perché viviamo nella società del narcisismo e della popolarità, del successo a tutti i costi. Il fatto è che i ragazzi non hanno più un atteggiamento oppositivo con i genitori, in compenso hanno dei problemi ad accettare i limiti”.



Continua, “fino a non troppi anni fa la prima canna rappresentava simbolicamente la canna del fucile che l’adolescente puntava verso il padre padrone, oggi non è più un atteggiamento di carattere trasgressivo ma un atto contro la noia. Sarà che viviamo nell’epoca delle passioni tristi, sarà che è cambiata la cultura comune, o sarà che la tecnologia permette ai genitori di controllare continuamente i figli, ai quali hanno messo in mano i cellulari fin da piccolissimi. “Nella società di oggi i bambini vivono infanzie “adultizzate”, spinti a socializzazioni forzate, abituati a seguire la spettacolarizzazione, la cultura della performance, hanno possibilità e dispongono di mezzi che per le generazioni precedenti erano conquiste dei vent’anni, questo crea delle grandi aspettative che poi, però, nell’età dell’adolescenza vengono distrutte. I ragazzi non temono più le reazioni dei genitori, noi nascondevamo il brutto voto a scuola per paura delle conseguenze, semmai tacciono per non guastare il clima a casa, se c’è un aspetto positivo del modello affettivo è la comprensione reciproca. Ma la nostra colpa si esauriva con la punizione”, prosegue, “la vergogna invece che provano i giovani di oggi, se non raggiungono la popolarità e se deludono i genitori, può fare male a lungo. “

Bisogna supportarli a superare le difficoltà, a tollerare le delusioni, la vergogna di non sentirsi all’altezza delle aspettative



Lancini affronta in conclusione il disagio crescente dei ritirati sociali, “un fenomeno che, nato in Giappone, si sta allargando in diversi Paesi tra cui Francia e Italia. Stiamo parlando di circa 100-120.000 unità. Sono ragazzi che solitamente non danno alcun problema, poi a seguito di un fattore precipitante, spesso bullismo, si ritrovano con gli ideali in frantumi. Succede perché i coetanei per gli adolescenti sono l’influenza maggiore, e se non ci si sente accettati, si cercano rifugi. I genitori oggi spesso sono fisicamente lontani, al lavoro, e allora si avvicinano alle droghe, alle religioni, al mondo virtuale. Si ritirano dalla scuola, si richiudono in camera, si rifugiano in internet, un mondo virtuale dove la vergogna del non riuscire a raggiungere il “successo a tutti i costi” è lontana.

E’ sbagliato, però, pensare che il fenomeno migliorerebbe togliendo il mezzo, bisogna insegnare ai ragazzi a gestirlo”.

SP