Javier Cercas: La storia di Un romanzo



Pordenone, 17 settembre 2016

Si è concluso l’incontro con Javier Cercas, ospite di Pordenonelegge al Teatro Verdi.

Presenta i suoi romanzi, ha un’aria simpatica, bonaria, lontano dalla boria che spesso contraddistingue persone con una certa notorietà.

La strategia dei miei tre romanzi è diversa, perché si fanno domande diverse. Scrivere un romanzo è come un gioco, ognuno ha le sue regole”.

Per me il miglior romanzo che sia mai stato scritto è “Don Chisciotte”, è l’ideale, con il suo rigore, la geometria dell’800, afferma.

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Qualcuno mi ha detto che un romanziere è l’opposto di un politico. Un grande politico prende un grande problema, lo riduce, trova il risultato più efficiente, semplifica le cose; al contrario un grande romanziere trova problemi laddove nessuno lo vede, rivela che la realtà è più complessa di quello che pensiamo, complica la vita”.

L’elemento che emerge con maggiore forza nello stile di Cercas è quello della finzione. “C’è bisogno della fiction per arrivare dove la storia non può. Il colpo di Stato del 23 febbraio è stato da solo un’immensa fiction, ogni spagnolo ha la sua teoria come con l’assassinio di Kennedy.”. Però “la menzogna forte porta con sé una piccola verità. Non c’è gran letteratura senza ambiguità, senza ironia”. Che cos’è l’ironia? Don Chisciotte è un personaggio comico, ridicolo, ma al contempo è tragico, eroico. Sancho è senza cervello eppure saggio. Ironia è realtà contraddittoria, senza la quale non esiste romanzo; un romanzo con una visione chiara, univoca non è romanzo”.



Pordenonelegge 2016 - Davide Franchini MULTIMEDIA www.davidefranchini.it
Pordenonelegge 2016 – Davide Franchini MULTIMEDIA www.davidefranchini.it

 

La nostra società per me è il risultato di questo, la democrazia è il risultato di questa visione tollerante, la capacità di accettare la coesistenza di verità in conflitto. Il totalitarismo, la mentalità fanatica non sa accettare l’ironia”.

Prendendo spunto da Virginia Woolf prosegue “Non è che io dica la verità e i lettori la ricevano, è un dialogo, un rapporto. Il lettore è capace di trovare quello di cui l’autore non è cosciente. Il libro è più intelligente dell’autore, senza quale è lettera morta, è nulla. Il lettore lo interpreta, dunque lo crea”. E’ una chiave di lettura che abbiamo già sentito in questa edizione di Pordenonelegge.

S.P.