Le carceri: un tema delicato



Negli anni precedenti si era consolidata la consuetudine della visita ai detenuti della Casa Circondariale di Pordenone da parte di alcuni autori: un appuntamento onorato, fra gli altri, nella passate edizioni da Natalino Balasso, Edoardo Albinati, Marcello Fois, Alessandro Bergonzoni. Quest’anno sarà la volta di don Antonio Mazzi, che a pordenonelegge presenta il nuovo libro “Dio perdona con una carezza. Il dizionario di papa Francesco”, oggi, venerdì 15 settembre alle 17 nello spazio BCC. Il giorno stesso don Mazzi farà visita ai detenuti di Pordenone.



Grazie ai laboratori attivati nel tempo, i detenuti sembrano essere in grande confidenza con i libri: nel corso del 2016, infatti, presso la Casa Circondariale di Pordenone sono stati promossi veri e propri laboratori artistici e di legatoria, realizzati all’interno della stessa struttura carceraria grazie all’impegno congiunto del Comune di Pordenone, del Servizio Sociale dei Comuni UTI del Noncello e di IAL FVG. La mostra “Sono stato io, il mio labirinto” diventerà così un vero e proprio happening artistico, un’esperienza fisica, emotiva ed esistenziale di lettura che esemplifica il coraggio di ripensare il Labirinto, come metafora della vita di ciascuno (e non solo del detenuto), meditando sul proprio passato per scrivere un nuovo futuro.



Si dice “garante per le persone private della libertà personale”: s’intende chi entra nelle carceri per capire, parlando con i detenuti, cosa si può fare per migliorarne le condizioni. E non è uno di quei compiti da svolgersi al riparo di una scrivania e dietro lo schermo di un pc. E nemmeno un ruolo per cui è sufficiente il pelo sullo stomaco. Ecco perché, quando si pensa alla scelta di affidare questo incarico a Pino Roveredo, operatore sociale e scrittore, accanto all’aggettivo “coraggiosa” bisogna necessariamente anche mettere l’aggettivo “giusta”. Il suo è un libro fatto di storie, umanità, poesia e rabbia, di libertà negate e di sogni. Un’analisi lucida sulla condizione delle carceri, sul mondo invisibile e nascosto di un’istituzione totale, sulle relazioni umane tra i carcerati, sulla privazione del tempo e dello spazio. Con la sua straordinaria prosa, Roveredo si pone ancora una volta dalla parte degli ultimi, di coloro che sono rinchiusi in una cella e che non hanno possibilità di riscattare una vita di salite.

Alla prossima 🙂

Davide Franchini