Perché temiamo le catastrofi sbagliate: Mauro Tozzi



E’ diffusa tra la gente la paura degli squali. Magari sorge dopo aver visto un film”, esordia il geologo Mario Tozzi all’incontro con il pubblico di Pordenonelegge. “Allora sono andato a verificare quante morti creassero. Poche. Ne creano di più le noci di cocco che si staccano dagli alberi e cadono in testa a sprovveduti turisti. Eppure nessuno ha paura delle noci di cocco!”

La gente ha poi paura dei terremoti. Non è dei terremoti che dobbiamo avere paura, ma della cattiva amministrazione, della corruzione, dei giri di potere e soldi che ruotano intorno a questo tipo di eventi che diventano distruttivi a causa della malagestione dell’uomo”. Ma allora non esistono catastrofi naturali? “L’unico evento naturale che definirei veramente catastrofico è l’impatto di una meteorite sulla terra”.

Il vero guaio è che spesso siamo superstiziosi, ignoranti, nel senso che manchiamo di conoscenza scientifica dei fenomeni e quando la conosciamo non adottiamo le giuste misure preventive. E poi ci manca la memoria. Conoscenza e memoria ci salvano.



E di cosa, invece, è lecito avere paura?

Il cambiamento climatico non preoccupa nessuno. Viviamo mesi di siccità, il terreno si indurisce come il cemento, poi in due ore le celle cicloniche evacuano energia immagazzinata e scende un quantitativo d’acqua equivalente a sei mesi di qualche anno fa”.

Le crisi idriche, la fine delle risorse sul pianeta”, continua, “è un’altra attualissima problematica che non tocca nessuno. Cibo, petrolio, aria, acqua sono risorse limitate e insufficienti. Se noi possiamo vivere molto bene è perché c’è qualcuno che sta vivendo molto male. Chi vive nel deserto con una bottiglietta di acqua al giorno e intorno ha solo aridità e discariche a cielo aperto, prima o sarà troppo stanco e arrabbiato e probabilmente se ne vorrà andare, aumentando il fenomeno migratorio in atto”.



La povertà della vita. La biodiversità si sta impoverendo sempre più. Non si fa a tempo a scoprire una nuova specie animale, che si estingue poco dopo. Una volta persa è per sempre. Questo dovrebbe preoccuparci”.

Il denominatore comune è un insieme di comportamenti insensati che adottiamo. “Queste tematiche non ci toccano perché non le degnamo della nostra attenzione, ma non per questo non stanno creando danni. E’ come se ci derubassero di pochi centesimi al giorno, non ce ne accorgiamo, eppure diventiamo sempre più poveri.

Conclude con una considerazione sull’attrazione della gente per le catastrofi. “Quando succede qualcosa, la gente si attacca davanti agli schermi delle televisioni, di fronte a terremoti e incidenti mortali dimostra pietà e dispiacere. Sì, ma io credo che non sia solo questo. La storia dell’uomo è nata sotto il segno delle catastrofi, con il Big Ben sono nati il tempo e lo spazio. Ci portiamo dentro l’eco di fondo di quel botto. La nostra culla è fatta di vulcani e terremoti, ne siamo figli e, da figli, non possiamo che amare i nostri genitori.

SP