Francesco Guccini a Mortegliano (UD)



Sabato 19 novembre 2016

Ieri sera a Mortegliano (UD) si è tenuto l’incontro con Francesco Guccini , ospite d’eccezione dalla rassegna culturale e musicale “Parole e musica”, intervistato dal giornalista del Messaggero Veneto Nicola Cossar. Mentre scrosciano gli applausi e lui arriva salutando il pubblico con una naturalezza lontana dalle smorfie da vip, mi vengono in mente parole fresche di lettura recente, parole di un noto scrittore friulano che lo definisce “cantante famoso, ora non più sui palchi del mondo bensì intento a scrivere ottimi libri”. Dopo l’addio alla musica live, Guccini si restituisce alla scrittura, la sua passione prima. Si racconta, tra aneddoti e battute al pubblico divertito, ripercorre gli anni della sua gioventù. Narra i mesi della naja dov’è arrivato con la chitarra, le serate a suonare, le bravate goliardiche. Le sorprese non tardano ad arrivare, sul palco sale un vecchio amico di battaglie, si riabbracciano e ricordano i vecchi tempi, tu sta lì, li guardi e ascolti i “ti ricordi?” e ti senti quasi un po’ di troppo. Ricorda gli anni dell’università, le prime canzoni e quelle scritte per Caterina Caselli che tra una risata e l’altra definisce “di rara bruttezza” e quella sera degli anni ’70, quando Giorgio Gaber presentò Franco Battiato in televisione e Caterina Caselli fece altrettanto con lui, Guccini. “In televisione ci sono sempre stato poche volte. Non mi piace, troppo veloci, ritmi frenetici, ti saltano addosso con le parole”. E poi parla di Auschwitz che oltre al titolo di una sua canzone è stata una recente visita, che definisce in modo raccolto “un pugno nello stomaco” ma che riesce subito dopo a sciogliere descrivendo con schietta autoironia, tanto apprezzata dal pubblico friulano, la sua scivolata e le vicende legate all’incidente in Polonia. Parla dell’entusiasmo, della forza, dell’energia necessaria per salire tutte le sere su un palco e regalarsi ad un pubblico che ti aspetta, ricorda le parole dell’amico Gaber, l’importanza di un pubblico che ti segue e ti carica. Tra una battuta in friulano e l’altra si parla di dialetti, di radici, del verso opposto al “rottamare”, che è ritornare. Alle origini: per sapere chi siamo. Questo è stato forse il fulcro della serata, liscia e senza ipocrisie.



Le foto dell’evento:

Alla prossima.

SP