Il Viaggio in Italia di Romolo Bugaro: Padova

Romolo Bugaro porta Padova a Pordenone! In occasione di Pordenonelegge racconta la sua città anche se se ne sente il meno indicato, “l’immersione nei luoghi della nostra vita è sempre emotiva”.

Rileggendo un suo articolo, accompagna il pubblico in una passeggiata immaginaria per la città, partendo dalla stazione ferroviaria. Padova è ricca, di architettura, di opere d’arte, città di storia. E poi è ricca, ricca nel senso di ricca, come tutto il nord-est, patria del terziario avanzato, importante polo del credito e della ricerca. Padova non è riducibile alle mappe, alle nozioni che si trovano su Wikipedia. “Padova ha bisogno di qualcuno che la mostri”. “Al di là delle Piazze, del Palazzo della Ragione, Padova non si svela”. E’ fuori dal cuore cittadino che abitano i padovani, nelle vie dove dietro un vecchio portone si nasconde un grande magnifico giardino, la dimora di qualche famiglia storica, bellezze sconosciute, visibili solo dalle immagini aeree. Perché le famiglie padovane sono impenetrabili, il padovano sta con il padovano, la città è chiusa. Forse perché si sente da sempre come “assediata” da intrusi, studenti e fedeli, portati dalla lunga tradizione universitaria e dal santo patrono.

Pordenonelegge 2016 - Photo by Davide Franchini MULTIMEDIA www.davidefranchini.it
Pordenonelegge 2016 – Photo by Davide Franchini MULTIMEDIA www.davidefranchini.it

Il racconto si snoda tra le immagini tramutate in parole di corsi pedonali, archi sproporzionati e caffè eleganti, fino a giungere a quella piazza “sempre vuota e senza tempo”, un luogo quasi di raccoglimento dove il viavai è solo un brusio lontano, in contrasto con la riflessione che si apre all’arrivo in Via San Fermo, la via elegante della città. E’ qui che si trovano le più note maison della moda, dove un singolo capo costa il doppio, il triplo dello stipendio di chi lo osserva incantato attraverso le vetrate espositive, le vetrine. Sono le commesse in pausa pranzo, con contratti da apprendistato da 700 euro al mese che sognano lo scialle di seta di Hermes, le scarpe brillanti o la borsetta da sera dai prezzi esorbitati.

Accessori che non possono permettersi, ma che in fondo la loro provenienza familiare, di origini umili ma dalla situazione economica solida, non fa sembrare così impossibili. Ripetendosi che le cose belle costano, con qualche sacrificio e un prelevamento dai risparmi dei genitori, forse si potranno aggiudicare quel giubbottino griffato. Forse perché è l’aspirazione più alta. A cosa può auspicare una commessa per il suo futuro? Quante occasioni di riscatto avrà? “Forse qualcuna, poche, resterà per scelta”, qualcun’altra forse si perderà in qualche situazione complicata. Magari altre si sposeranno, si divideranno tra la famiglia, il lavoro, gli impegni di ogni giorno e le occasioni per una passeggiata nelle vie dello shopping elegante andranno diradandosi. Chissà se allora, riguardando la borsetta da 2000 euro in vetrina, in fondo penseranno che non era così importante, che era folle, illogico. Come il prezzo di una Ferrari, o di qualsiasi altro status-symbol, quelli che rendono essenza l’apparenza.

SP